Sì, proprio tempo di bilanci. Ma più stile auto analisi con stats, perché mi piace dare i numeri.

Parole scritte in totale:

201.258

Considerando che ho avuto per tutto l’anno la sensazione di non aver scritto molto… non male. Affatto. È circa quanto ho scritto nel 2019 che mi sembrava un altro annus horribilis LOL

Top 3 location più produttive:
  1. Scrivania (con portatile): 86.567 parole
  2. Poltrona (su tablet): 81.832 parole
  3. Scrittura a mano (sulla scrivania): 15.713 parole

Ogni anno è una lotta tra scrivania e poltrona, ognuna ha i suoi meriti e i suoi usi. Di solito la scrivania è dove faccio gran parte dell’editing e delle riscritture che necessitano di testo a fianco, oltre a essere la location prescelta durante i live write-in da Dru C. Alba.

E infatti il break-down di quel dato mi dimostra che buona parte delle parole scritte alla scrivania sono di revisione e riscrittura.

Scrivere su tablet (sempre su Scrivener) è il modo migliore per non distrarmi dalle mille fantastiche possibilità che offre il computer –oltre che da uno schermo enorme che incentiva la procrastinazione.

Giorno più produttivo:

25 settembre, 3.808 parole

Sorpresona, perché credevo sarebbe stato durante il NaNo! E invece andare con calma a Novembre ha pagato ahahah!

Scherzi a parte, so anche che giorno è stato quello: ho partecipato a un write-in e poi ho continuato perché ero presissima da un racconto che stavo scrivendo (e mi accorgo ora, non ho ancora revisionato e postato, beeeeene :°D).

Tipi di storia a cui ho lavorato:
  • Storie a capitoli: 3 (tutte incomplete!)
  • Racconti: 50 (il writober ha dato manforte)

Le storie a capitoli ovviamente sono tutte incomplete, per svariate ragioni:

  • Progetto Ithilien: ho iniziato la revisione post-p0rnfest, ma poi post-lazzaretto non avevo più testa di lavorarci e ora sono lontana anni luce da quel mondo e quei personaggi;
  • SessKag: seguito di un fill di qualche p0rnfest fa, l’ho mollato appena mi sono accorta che volevo solo scrivere roba contemporary originale;
  • SM: in corso di scrittura/revisione, quindi non mi dispero.

I racconti hanno ricevuto manforte da due eventi: p0rnfest #14 (durante il quale ho prodotto ben 9 fill, buona parte nel 2021) e il writober.

Facile la vita così!


Chiuso con le cifre, passiamo al resto.

Perché forse la lezione più importante che ho imparato quest’anno non è stata tanto dalle parole che ho scritto, ma da quelle che non ho scritto.

L’anno era iniziato bene, dopotutto, con una gran carica tra p0rnfest e Progetto Ithilien in revisione, finché non ci è arrivato il Covid in casa e si è fermato tutto. Per le due settimane in cui mia madre è stata positiva, non ho trovato un briciolo di interesse per la scrittura. Ha contribuito senza dubbio la piega verso il basso presa dalla mia salute mentale da quando abbiamo avuto quel primo tampone positivo, ma quando tutto si è risolto, ho continuato ad avere problemi.

Prima non ho avuto voglia di tornare al Progetto Ithilien, ma ho ripreso una vecchia fanfic Amorra (What if del finale, pure) e mi sono ritrovata nel Noatak sopravvissuto al naufragio dopo la distruzione del progetto di una vita.

Ho plottato tutto, ho scritto due scene e l’ho mollata.

Forse è stato plottare, analizzare quel che provava Noatak (e anche Korra) a tirare fuori quel che dovevo tirare fuori, e a quel punto non avevo più interesse a scrivere.

(Alla luce delle mie recenti scoperte sul mio incasellamento come scrittrice, mi chiedo se non avrei dovuto mettermi a scrivere tutto e vedere dove mi portava, invece di bruciarmi col plottaggio.
Ma spoiler: non era solo quello.)

Dopo di che ho provato a tornare al Progetto Ithilien. Ho trascritto le scene che avevo lasciato scritte a mano, ne ho scritta un’altra forse, ma poi mi son resa conto che la storia non mi parlava più come prima. Quelle tematiche mi erano sì care, ma non in maniera così viscerale.

Ho messo da parte anche il Progetto Ithilien, per tempi migliori.

Mentre facevo yoga (abitudine avviata proprio la settimana prima dell’inizio del nostro isolamento), però, c’erano dei personaggi che riemergevano nella mia mente quando le permettevo di vagare.

Sandro e Milena.

Poco a poco, si sono fatti sempre più insistenti, hanno contrastato la mia resistenza a investire tempo su un altro progetto che (avevo il terrore) mi avrebbe intrattenuta solo per poco tempo e poi avrei mollato a sua volta.

Così, mi son messa a brainstormare e plottare poi durante il Camp di luglio, per vedere fin dove sarei riuscita a spingermi prima di gettare la spugna.

Ma sono andata avanti tutto il mese, l’universo intorno a S&M si è espanso e definito meglio, e il mio interesse non è scemato del tutto.

Anzi, sono emerse altre idee che morivo dalla voglia di plottare, per altre storie. Era una sensazione che mi mancava.

Volevo plottare tutto, TUTTOOOOOOOO!

Ma il terrore di buttare giù mezza parola era ancora lì, nascosto dietro questo plotting compulsivo in cui cercavo di esplorare in sicurezza le idee prima di lanciarmi a scrivere ed evitarmi così di restare delusa quando il risultato non era quello che speravo.

Allora ho fatto quello che avevo il terrore di fare:

mi sono messa a scrivere.

Ho fatto tre tentativi (tra cui uno la SessKag, tra fine agosto e inizio settembre) quando l’interesse per l’universo di SM&co è riemerso con prepotenza grazie alle challenge di Fanwriter.it e ho scritto racconti.

Poi una raccolta, quella del writober, tutta su quei personaggi e il mondo in cui si muovono.

E durante il NaNo ancora, ho scritto con calma.

Poi mi sono fermata a rivedere quello che ho scritto e, a fine dicembre, in vacanza non ho toccato la storia, anche se ogni tanto ci penso, e la sento lì al fondo della mia mente, che fa le sue cose.

Prima di marzo, mi sarei forzata a fare qualcosa, un pochino ogni giorno per sentire di potermi meritare l’etichetta di “scrittrice”.

Oggi, leggo e gioco ad Animal Crossing: New Horizons come mi gira, e non mi sento in colpa perché non sto scrivendo.

Non devo provare di essere una scrittrice a nessuno, men che meno a me stessa.

Semplicemente lo sono, anche quando non scrivo.

È una parte di me, che è emersa e si è sommersa negli anni. Ho sempre avuto bisogno di raccontare storie a me stessa, creare personaggi che vivessero le loro vite nella mia testa. Non è che se non produco qualcosa di visibile agli altri, allora tutto questo non è vero.

Quel che importa è che ascolti me stessa, quella nascosta al di sotto del brusio delle aspettative mie e del mondo.

Perché senza la collaborazione di quella me stessa dove penso di andare?